Durante l’età dell’oro esisteva nella valle andina un piccolo villaggio molto prospero: Itau. Gli abitanti lavoravano dalla mattina alla sera e in tutto il regno il villaggio era citato come esempio di laboriosità: non si conosceva la pigrizia. –Va a Itau- diceva l’imperatore a suo figlio- e vedrai ciò che io chiamo fortezza d’animo-. Il bambino ascoltava incantato quanto gli diceva suo padre.
Ogni sera al tramonto, l’imperatore raccontava delle belle storie della tradizione Inca; e quando narrava le prodezze della gente di Itau, finiva sempre per commuoversi.
Itau era un paese dove non si incontrava un solo uomo ozioso: tutti lavoravano, ma il lavoro rendeva poco quindi raramente gli abitanti del villaggio potevano mangiare abbondantemente.
Un giorno una vecchietta di nome Vea sempre preoccupata per il bene del prossimo, decise di fare qualcosa per Itau. Facendo un giro intorno alla sua casa, vide una pianticella sconosciuta. Si
chinò per osservarla meglio e udì una voce provenire da chissà dove –Raccoglimi donna!-.
Vea si guardò attorno, ma non riusciva a vedere nessuno. La voce insisteva –Raccogli la pianta vicina al tuo piede, facendo attenzione a non spezzarne le radici. Poi piantala sulla riva sinistra
del torrente-.
Vea, anche se dubbiosa, decise di seguire le indicazioni della voce, raccolse la pianta e andò in direzione del corso d’acqua. Quando arrivò là trovò un lama nero che la fissava intensamente. Lei
piantò il piccolo arbusto e l’animale, inaspettatamente sputò più volte sulla terra smossa.
La vecchia si sorprese ma poi si accorse che la saliva del lama aveva un effetto prodigioso sulla pianta che stava crescendo rigogliosamente.
Vea rimase tutta la notte a sorvegliare la piantina: sotto la luna le foglie avevano un bellissimo colore verde pallido.
La mattina seguente erano comparsi alcuni fiorellini bianchi che al tramonto si erano già trasformati in tante pallottoline lucide e rosse: erano maturati i primi frutti.
Cominciò così la storia del pomodoro, ricchezza e vanto di Itau, in Perù.