Gli indios del Guatemala raccontano molte storie circa un gigante enorme di nome Sipac. Sipac era così famelico che divorava qualsiasi cosa incontrasse sulla sua strada, talvolta anche esseri umani, tanto che un giorno decise di vendere una parte del suo paese per un po' di cibo. La gente della costa barattò con lui una focaccia immensa in cambio dei suoi vulcani; e Sipac seguitò a vendere montagne e montagne, una dopo l'altra.
Sipac vagava per il paese sradicando i suoi vulcani e un giorno capitò in un luogo chiamato Belejuj dove ce n'era uno veramente bello. Lo alzò adagio dal suolo e se lo caricò sulle spalle: udiva dal suo interno il gorgoglio dell'acqua del lago che andava formandosi nel cratere. Si diresse di nuovo alla spiaggia per venderlo, quando intravide tre graziose fanciulle che stavano lavandosi i capelli in un fiume sgorgato nello stesso posto dove prima si innalzava il vulcano. Le tre fanciulle si assomigliavano assai, eccetto nel colore della pelle che era differente per ciascuna: una aveva la pelle bianca, l’altra scura e la terza rossa; e tutte portavano lunghi capelli, come di seta, sciolti sulle spalle. Anche se Sipac non se ne accorse, le tre ragazze erano i tre spiriti del mais, protettori della terra, e il loro colore diverso rappresentava le differenti specie di mais. Avevano il potere di favorire i buoni raccolti o, al contrario, di far appassire le pannocchie e ridurre così il paese alla fame. Ma Sipac vide solo tre fanciulle incantevoli.
-Mi piacerebbe sposarmi con tutte e tre- disse –Volete essere mie spose?-
-Ci piacerebbe avere un uomo forte come te che si prendesse cura di noi- risposero gli spiriti del mais –Ti sposeremo ma a una condizione: che tu ci offra da mangiare tutto ciò che abita nel fiume, pesci, granchi e rane… d’accordo?-
-Senz’altro- disse Sipac, pensando che tale desiderio non fosse così difficile da soddisfare. I tre spiriti del mais decisero subito di burlarsi di lui.
-Sembra che tu abbia fame- incominciò la più giovane delle fanciulle –Se peschi sotto quella pietra prenderai un granchio enorme e potrai mangiarlo-. Gli indicò poi un grande pennuto che si immergeva nello specchio d’acqua e Sipac, spasimando di mostrare la sua forza, si tuffò e scomparve. Per molto tempo restò sott’acqua, cercando tentoni di trovare il granchio. Intanto la più giovane delle fanciulle sciolse il nastro dei capelli e abilmente lo intrecciò dandogli la forma di granchio; poi, con delicatezza, lo appese a una piuma che emergeva dall’acqua.
-Non hai ancora preso il granchio?- gridò a Sipac.
-No, ancora non l’ho trovato- borbottò Sipac dal fondo dell’acqua.
-Bah, io ne ho trovato un altro qui- disse il più giovane degli spiriti. –Vieni e prova con quest’altro-.
Sipac tornò a galla boccheggiante, cercando un po’ d’aria; e pensava se aveva fatto bene a chiedere alle tre fanciulle di sposarlo.
-So per certo che c’è un granchio sotto quel masso- disse vivace il più giovane degli spiriti- ma là il fiume è molto profondo e il buco sotto la roccia somiglia più a una caverna sotterranea che ad altro. Così voglio attaccare una catena alle tue gambe per tirarti su se ti troverai in difficoltà.-
A Sipac non garbava di immergersi con le catene, ma invaghito dalla bellezza delle tre fanciulle, non disse nulla. Gli spiriti del mais gli applicarono le catene ed egli si lanciò nell’acqua.
Sipac intravide qualcosa sotto la piuma, si avvicinò e, a quel punto gli spiriti decisero di agire: saltarono sulla roccia e vi legarono intorno la catena. Sipac sembrava spacciato, ma proprio in quel momento scoprì il granchio fatto col nastro dei capelli e tentò di fuggire prima che fosse troppo tardi. La catena era legata stretta, ma gli spiriti del mais non avevano pensato alla forza straordinaria del gigante: con il macigno incatenato sulle spalle si drizzò in piedi e si mise a correre cercando di evitare il magico sguardo delle fanciulle. Per la fretta non stette attento a dove metteva i piedi e, passando per uno stretto sentiero, cadde in un burrone. Il suo gigantesco corpo sprofondò nella terra e la grande roccia che portava sulla schiena andò a formare un nuovo vulcano.
Il vulcano Sipac si trova vicino al fiume Cala, in Guatemala in prossimità di una cittadina chiamata Pueblo Viejo. E se qualcuno passa di là può sentire ancora un profondo e sordo gorgoglio che viene dalle profondità della terra. E’ Sipac che si trascina la catena, e intanto vigila sui tre spiriti del mais che si burlano di lui…